Ryan Blog

sobota, 22 września 2007

Una accanto all' altra, unite persino negli stessi luoghi di culto: e' il 'miracolo' di Torino 2006, che attraverso il Comitato Interfedi del Toroc riesce a mettere insieme le sette grandi religioni di tutto il mondo. Un dialogo che non si e' limitato all' organizzazione dell' assistenza spirituale alla famiglia olimpica, ma ha dato vita ad un confronto che proseguira' anche dopo i Giochi. Per piu' di due anni, i rappresentanti delle maggiori confessioni religiose - oltre ai cattolici, anche induismo, buddismo, islam (stando a La Padania si tratterebbe di una moschea dell'UCOII), protestantesimo, ortodossi ed ebraismo - hanno preparato l' accoglienza spirituale ai 2.500 atleti in arrivo a Torino. ''Il 95% - racconta il vicedirettore Toroc dei Rapporti con il territorio, Erminio Ribet - proviene da aree cristiane, in particolare protestanti, mentre la presenza degli altri culti e' piu' modesta''. Anche per i pochi che li professano, pero', sara' possibile ricevere assistenza: ''Nei villaggi di Torino e Sestriere - spiega Ribet - sono state allestite quattro sale, due per il culto e due di servizio''. Accadra' cosi' che persone dal differente credo si troveranno accanto nella preghiera, ''perche' l' unica distinzione che abbiamo fatto - continua - e' quella tra religioni scalze e non''. Non manchera', inoltre, la possibilita' di parlare con veri e propri padri spirituali. All' interno di queste strutture si alterneranno infatti, secondo un dettagliato programma, i 'cappellani olimpici' messi a disposizione degli atleti dalle diverse organizzazioni religiose che hanno costituito il comitato Interfedi. Un' esperienza che ora viene raccontata anche da un libro, ''Le religioni e lo sport'', pubblicato dalla Effata' Editrice. ''Questa occasione - rivela Ribet - ci ha permesso di annodare dei legami fra le religioni per aiutarle a comprendersi meglio''. Un dialogo improntato all' assoluta eguaglianza che continuera' anche dopo le Olimpiadi: il Comitato Interfedi, infatti, dovrebbe diventare un tavolo permanente per il confronto interreligioso al servizio della Citta' di Torino. ''Le modalita' non sono ancora state individuate - afferma Ribet - ma la Citta' ha gia' espresso questa intenzione''. Intanto, il Toroc ha pensato anche all' anima degli spettatori (oltre un milione) che dal 10 al 26 febbraio si riverseranno sul territorio a cinque cerchi: un opuscolo stampato in 20 mila copie indichera' loro tutti i luoghi di culto esistenti.

io e dj enzo la nostra massima ambizione nella vita è giocare a hattrick. non paghi abbiamo anche deciso di dare vita alle nostre squadre di hattrick ricreando tutti i giocatori dentro proevolutionsoccer. un cazzo di lavorone, però quando ci giochi sai esattamente per cosa cazzo hai faticato a fare. poi ancor meno paghi abbiamo anche deciso di ricrearci noi stessi e inserirci dentro le nostre squadre di hattrick ricreate dentro proevolutionsoccer. una roba da farci attribuire la schizofrenia onoraria. dj enzo è una tristissima mezza punta a fine carriera, evidentemente sovrappeso, logorato da una vita di eccessi, si trascina mestamente per il campo con una lentezza imbarazzante e ogni tanto lascia partire qualche sporadico colpo di classe. io invece sono un difensore dal tackle chirurgico con evidenti ambizioni centrocampistiche, un elegante stopper longileneo dalla chioma fluente e dagli zigomi taglienti, robusto ma tecnico, potente ma preciso, severo ma giusto. allora adesso abbiamo preso il giro che prima di andarci a sentire i dj set al venerdì sera lui passa di qui, mangiamo una roba e mentre parte il primo giro di amari domandiamo cortesemente alla first lady il permesso di alzarci da tavola per andare a far sgambettare i nostri alter ego virtuali. combinazione l'altra sera dj enzo ha ricevuto una raffica di schiaffi sulla faccia che se la ricorda fin che campa ma non ho certo aperto un blog per vantarmi delle mie imprese quindi passo oltre. asciugato il san simone prima di andar via abbiamo dato ancora una sorsata di grappa petrarca, cosa che ha veramente rischiato di esserci letale perchè neanche il tempo di sbarcare ai murazzi a dj enzo gli hanno fatto il portafoglio. ferma tutto. va bene che questi due giovani maghrebini loro hanno il vantaggio che passano le giornate a ciucciarsi il the verde contro noialtri che abbiamo invece questa passione per i digestivi che potrebbe costarci qualcosa in termini di lucidità. però intanto a questi due fenomeni che si credevano di poter fottere con la wrong pitching alliance gli abbiamo insegnato che devono ancora mangiarne di merda prima di poter mettere le mani sul budget settimanale disposto da dj enzo per i beveraggi del venerdì sera. e così pensando intensamente ai long drinks che rischiavamo di non bere per colpa dello scippo abbiamo ritenuto di reagire con tutta la brutalità richiesta dalle contingenze e riprenderci il portafoglio con tutti i soldi dentro e tutti i documenti in ordine, nonostante che a dj enzo gli avrebbe fatto comodo perdere la patente in modo da poter sostituire quella foto imbarazzante di lui diciottenne con una capigliatura afro. e comunque il punteggio della serata è grappa petrarca 1- the verde con la menta 0. questa vicissitudine ha fruttato qualcosa in termini di autostima ma purtroppo l'adrenalina pompante ha finito col dilapidare il patrimonio di ebbrezza che avevamo faticosamente costruito fino a quel momento, riportandoci alla sobrietà di partenza con un danno economico e morale dal valore incalcolabile. mentre aspettavamo che arrivassero i dj abbiamo iniziato anche a fare del nightclubbing vero e proprio migrando occasionalmente nel locale di fianco, perchè dj enzo lui sostiene che per una dieta bilanciata è consigliabile abbeverarsi da banconi diversi. per fortuna siamo ritornati in tempo per sentire il finale di gaiser, questo ragazzotto del michigan a cui evidentemente il flirt con i suoni sintetici mitteleuropei ha lasciato in eredità un taglio di capelli talmente poco presentabile che avrebbe potuto essere eseguito solo dalla mano di un parrucchiere tedesco. ma una tale prepotente esibizione di cattivo gusto è stata pesantemente mitigata da un finale di set semplicemente epico, affidato a una delirante rivisitazione di 25 bitches di troy pierce che si è presto trasformata in un interminabile incubo di marzialità minimale. fatti percuotere il cervello per mezz'ora da quello stillicidio di rullanti sordi, cassa elastica e oscillatori puntati verso il basso come una pistola gambizzante che vedrai che alla fine sarai pronto a uccidere in nome delle basse frequenze. ormai appagato, durante l'esibizione di heartthrob mi sono limitato a barcollare felice in mezzo alla pista in attesa che arrivasse qualcuno a trascinarmi verso casa. invece è arrivato dj enzo a piazzarmi giù per la gola un micidiale panino con la salsiccia che mi è letteralmente esploso nello stomaco nel momento in cui è venuto a contatto con un'aspirina effervescente che ho ingenuamente ingoiato senza prima scioglierla nell'acqua.

l'intento era quello di prevenire in parte la risacca perchè il giorno dopo dovevo andare al matrimonio. invece purtroppo ho dovuto fare una fatica ignobile per riuscire a riinfilarmi dentro il vestito della laurea e trascinarmi dentro questa chiesa dove ho molto sofferto per colpa del prete che ci faceva sempre alzare in piedi e dopo sedere di nuovo ogni due minuti, e io francamente ero più dello stato d'animo di piazzare saldamente il culo su quella panchina di legno fino alla fine della messa, anche per colpa di un apparato digerente talmente malmesso che ero quasi tentato di mangiarmi l'ostia per assorbire un po' di succhi gastrici. alla quinta volta che ci hanno fatto alzare in piedi per niente io e la first lady abbiam fatto su baracca e burattini e siamo usciti a fumare delle sigarette sul sagrato, in attesa che veniva l'ora di andare al ristorante a ciucciarsi l'aperitivo.

come bonus track consiglio una visita a 24 hours party people, dove nella pagina delle foto del party m_nus di venerdì oltre a poter ammirare il vergognoso taglio di capelli di gaiser potrete anche fruire di una simpatica epifania visiva alla foto numero 38, che riportiamo anche qui sotto per gentile concessione di bob moz.


atroC.T.X.Z.B.tion




“mentre milioni di uomini civili aprono libri, vanno al cinema o a teatro per sapere in che modo francesca sarà turbata da renato, ma odiando l'amante di suo padre, diventerà lesbica per sorda vendetta, studiosi che fanno cantare ai numeri una musica celeste, si domandano se lo spazio non si contragga attorno ad un veicolo. L'universo intero sarebbe, di conseguenza, accessibile: sarebbe possibile portarsi sulla stella più lontana, nello spazio di una vita umana."
Pauwels e Bergier “Il mattino dei maghi”


ieri mattina, in prima pagina sul corriere della sera è stato dedicato spazio alla “burla” che quelli di “buona domenica” hanno tirato al tg5. (che ridere.)
e poi ovviamente alla “rissa” che ha avuto luogo nello spazio dedicato al “ring”. (che trovata geniale.)
per questo motivo mi permetto di alleviare l’oberato giornalismo italiano di qualche peso, e mi occupo di una vicenda di poco conto, a cui ovviamente il giornalismo italiano ha dato poca importanza. così impegnato a occuparsi dei malanni di berlusconi e del tono di voce di prodi (che non si capisce proprio niente quando parla), delle risse di “buona domenica” e delle telefonate di moggi, non può certo occuparsi anche di questo. ovvero del fatto che per la prima volta nella storia è stato portato sulla terra del materiale extraterrestre. e che, fra i primi a occuparsene, sono stati degli studiosi italiani. e che su questo materiale, su queste particelle prese al volo sulla coda di una cometa, sono stati rinvenuti gli ingredienti del DNA. e noi italiani, gli eredi di dante, petrarca, michelangelo, ci dovremmo occupare di queste cose astruse?!?!
mi sembra scontato che i giornalisti se ne occupino poco! che ci sarà di interessante?!?!
tuttavia, e chiedendo scusa agli eventuali lettori di questa mia facezia, perché non si corra il rischio che qualche giornalista possa in qualche modo preoccuparsi di questo, mi sono preoccupato io di provare a intervistare qualcuno di questi studiosi. mi ha risposto la professoressa Alessandra Rotondi, la quale mi ha inviato non solo le risposte alle mie domande ma anche una documentazione fotografica (e qui smetto l’ironia) a dir poco fantastica.
pertanto, chi non è troppo impegnato e\o preoccupato dei rapporti fra lele mora e il fotografo corona, se trova un po’ di tempo, può qui leggersi l’intervista e vedere il piccolo montaggio che ho fatto con il materiale fruibile da tutti sul sito dell’ INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica).
buona lettura. (lele mora permettendo!)



1. quando è partita la sonda stardust, e quando è tornata?
La sonda Starduts è partita il 7 Febbraio 1999 da Cape Canaveral in Florida. Si tratta della prima sonda nella storia dell’esplorazione spaziale che ha riportato a Terra del materiale prelevato su una cometa (la 81P/Wild 2) e la seconda missione dopo quella dell’Apollo a riportare a Terra del materiale extraterrestre.
La capsula che ha portato a Terra i campioni, raccolti da Stardust durante la fase di fly-by della cometa 81P/Wild 2 il 2 Gennaio 2004, è atterrata il 15 Gennaio 2006 nel deserto dello Utah. E’ stata recuperata da un elicottero e portata al Johnson Space Center della NASA a Houston per essere aperta in camera bianca.

2. quali erano gli obiettivi della missione? e in che percentuale tali obiettivi sono stati raggiunti?
Il principale obiettivo della missione era raccogliere campioni della componente solida della chioma della cometa 81P/Wild2 e riportarli a Terra due anni dopo la raccolta. Il mezzo di raccolta è consistito in uno scudo composto da aerogel, cioè un particolare composto di silicio e ossigeno con una bassissima densità, quindi molto poroso, diciamo una spugna di vetro.
Un secondo obiettivo era quello di raccogliere con lo stesso metodo anche grani di polvere interstellare che a causa del moto del Sistema Solare solidale alla nostra galassia entrano nella parte interna del nostro sistema planetario.
Infine, naturalmente, lo studio del materiale raccolto in laboratorio. Per questo la NASA ha chiesto la collaborazione dei laboratori di tutto il mondo selezionandoli per la strumentazione d’avanguardia e per l’esperienza dei ricercatori nell’analisi di micro-particelle. I gruppi selezionati (197 ricercatori da tutto il mondo) hanno costituito il Preliminary Examination Team (PET) dedicato alla fase “chiusa” di analisi dei campioni: da Marzo a Settembre 2006. Si trattava di una fase in cui i dati chiusi alla diffusione, erano proprietà del PET fino alla pubblicazione su un volume dedicato della rivista Science.
La missione ha avuto esito molto positivo. Gli obiettivi sono stati raggiunti al 100% per quel che riguarda i campioni cometari. Siamo arrivati infatti fino alla pubblicazioni dei dati dell’analisi con l’uscita del volume di Science il 15 Dicembre 2006.
Per quel che riguarda i grani interstellari la raccolta è avvenuta ma la fase di estrazione dei grani dal mezzo di raccolta (l’aerogel) non è ancora iniziata. Infatti, come ci si aspettava, la dimensione di questi grani (0.1 micron, cioè 1/10.000.000 di metri) è tale che già la fase di identificazione dei grani all’interno dell’aerogel è critica. Per questo la NASA ha chiesto aiuto davvero a tutto il mondo organizzando un programma su web per l’identificazione dei grani in immagini al microscopio.
Il bilancio totale è comunque certamente ottimo è stata una missione “veloce” ed economica (è costata quanto la realizzazione del film Titanic!)

3. che ruolo hai\avete avuto nel progetto?
A Dicembre 2004 ho presentato alla NASA un proposal, per partecipare alla fase “chiusa” di analisi dei campioni, nel ruolo di responsabile (Principal Investigator) del team LANDS (Laboratori ANalysis of Dust from Space). Si tratta di un team composto da:
5 ricercatori napoletani:
John R. Brucato, Vito Mennella e Luigi Colangeli (dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte - INAF);
Gianluca Ferrini (uno dei talenti italiani che non potendo diventare ricercatore per mancanza di concorsi banditi non si è scoraggiato e ha fondato una piccola società, la Novaetech s.r.l., con altri due colleghi nella stessa situazione e continua a lavorare nel campo della ricerca. www.novaetech.it);
Alessandra Rotundi (Dipartimento di Scienze Applicate dell’Università Parthenope di Napoli);
e da due ricercatori catanesi:
Maria Elisabetta Palumbo e Giuseppe Baratta (dell’Osservatorio Astrofisico di Catania – INAF).
A Maggio 2005 ho avuto la risposta positiva della NASA. Il team LANDS, unico gruppo italiano selezionato dalla NASA, con grande emozione e impegno ha iniziato il lavoro preparativo come ad esempio il disegno e la realizzazione dei supporti su cui depositare e analizzare le particelle. La novaetech ha prodotto i portacampioni che abbiamo inviato alla NASA a Gennaio 2006. A Marzo sono andata al Johnson Space Center a Houston a prendere le prime due (di sette) particelle che la NASA ci aveva assegnato. Emozionante!
Abbiamo fatto misure di microspettroscopia Infrarossa, microscopia elettronica (a Napoli) e microspettroscopia Raman (a Catania) contribuendo con i nostri dati a tre dei sette articoli pubblicati sul volume di Science dedicato all’analisi dei campioni di Stardust.
4. cosa ha portato la sonda sulla terra? (cosa si intende per particelle?)
Le particelle cometarie, deboli aggregati di rocce più grandi e polveri fini non essendo saldamente tenuti insieme si sono separati durante l’ingresso nell’aerogel di raccolta formando tracce con diverse forme (fig. 5). Le tracce più grandi sono lunghe circa due centimentri e larghe circa mezzo centimetro.
I grani raccolti hanno dimensioni che vanno da qualche micron (1/1.000.000 di metro) a qualche centinaia di micron. In particolare, il nostro team si è occupato dell’analisi di particelle con dimensioni comprese tra 10 e 19 micron (più piccole della sezione di un capello, fig. 6).

5. quali sono state le scoperte più importanti (qualcosa in particolare vi ha stupito o colpito, o avete avuto solo conferme alle ipotesi) ?
Durante la fase chiusa di analisi rappresentanti di tutto il PET si sono incontrati per discutere lo stato delle analisi. L’atmosfera di entusiasmo era dovuta a questa prospettiva ma anche dall’emozione di ognuno di noi di avere la fortuna di poter lavorare su materiale così antico proveniente dai confini del Sistema Solare. L’obiettivo comune era quello di discutere intensamente su una moltitudine di risultati di altissimo livello ottenuti con diverse tecniche sofisticate, che vanno dalla microscopia ottica a imponenti sincrotroni. I risultati costituivano grande “puzzle” da costruire che, una volta costruito (diciamo con la pubblicazione del volume di Science), ha fornito numerose risposte non solo su come sono fatte le comete, che risultano essere corpi ben più complessi di quanto si sia ritenuto sinora (vedi punto 1), ma anche importanti informazioni sulla dinamica della formazione del Sistema Solare (vedi punto 2) e nuovi in-put alla teoria che vede le comete portatrici di vita sulla Terra (vedi punto tre).

1) I grani raccolti sono formati da agglomerati di diversi minerali di dimensioni submicroniche, ad esempio in un singolo grano delle dimensioni di 8 micron è costituito da tre diverse componenti: due minerali (pirrotite e enstatite) e da una zona di grani fini agglomerati con composizione simile a quella della Nebulosa protosolare (fig.7).
2) La presenza di minerali che si formano ad elevate temperature (circa 2000 °C) testimonia il fatto che i grani che formano le comete non hanno sempre stazionato ai margini del Sistema Solare ma hanno vissuto parte della loro vita in prossimità del Sole subendo importanti riscaldamenti. Questo porta a rivedere la dinamica della formazione del Sistema Solare.
3) La presenza di molecole organiche, ammine e amminoacidi fornisce ulteriori informazioni alla teoria che vede le comete come “mezzi di trasporto” per le molecole organiche dal mezzo interstellare alla Terra assegnando ad esse un ruolo nella formazione di forme biologiche sul nostro pianeta.

Si tratta di risultati in qualche modo già anticipati dalle ultime missioni spaziali verso le comete e dalle osservazioni astronomiche dallo spazio (ad esempio fatte dal telescopio orbitante Infrared Space Observatory dell’ESA), ma poter avere “la cometa sotto al microscopio” certamente ha permesso di andar nel dettaglio inoltre si potrà continuare ad analizzarla per decine di anni “avendola portata in laboratorio”

(this motherfuckin’ world/26)

tra l’altro qualcuno si è dimenticato lì sul mobile azzurro della cucina questa videocassetta di blackout di abel ferrara, che sarebbe questo film che ti spiega quante robe schifose ti possono succedere quando perdi il controllo per davvero, e sto parlando di casini seri, non esattamente come andargli a suonare il campanello a qualche povero coglione alle tre di notte come gigi l’altra sera. il blackout personalmente posso dire che non ce l’ho ancora in repertorio, però si stava considerando come volano via veloci certi ricordi di certe ottime serate, che te ne stai tutto il tempo a fare battute strepitose e interventi magistrali tipo sceneggiatura coi controcazzi e ti sembra magari che stai vivendo qualcosa d’importante o bello o che cazzo ne so e dopo al mattino ti svegli con dentro la testa quella nebbiolina schifosa e quando ti metti a ricordare vengono su a malapena un certo numero di frasi impastate a cazzo, ricordi malcagati che smettono subito di significare, e allora lo capisci al volo che è meglio che lasci perdere, croce sopra, la prossima volta ti ricordi di attaccare la telecamera.
purtroppo c’è da dire che quando bevi molto è una specie di luogo dove vanno a morire i neuroni, come il vertice assoluto della loro carriera di produttori di pensiero, una condizione dove loro capiscono che è venuto il momento di sacrificarsi per il bene della tua serata, e allora con quella mentalità dei samurai si mettono in riga e schizzano verso l’alto prima di disintegrarsi, gli spediscono giù alla bocca la parola giusta al momento giusto, senza bisogno che stai tanto a pensare, l’importante è iniziare la frase e poi lo senti che arrivano da sole le parole a incastrarsi una dentro l’altra, alcune che magari se ne stavano inutilizzate da un paio d’anni in attesa della frase giusta, ripeschi indietro nei recessi del cervello aneddoti, nomi, date, volti di terzini scadenti, frasi a effetto di qualche intellettuale cazzone che ha bruciato la sua vita dietro qualche libro di merda oppure un paio di sequenze di qualche film come si deve che mentre le racconti te le immagini che si disegnano dentro ai cervelli di tutti gli altri. questo mi immagino che fanno i neuroni inzuppati di alcol, sprintano sul finale appena di prima di esplodere, così sei dietro a dire qualche cazzata e ti viene in mente che lì dentro ti sta bruciando qualcosa, magari il ricordo di una volta che ti sei pisciato sotto da bambino o qualche nozione che al liceo per impararla eri stato giù a farti il culo tutto il pomeriggio. vale comunque la pena una volta ogni tanto di fare un po’ di spazio in archivio.
certe volte mi piace venirmene in camera e piantarmi qualcosa in cuffia per sentirla risuonare al massimo dello splendore. l’altra sera dopo che gli avevamo dato fondo al vino del kaiser, un merlot friulano del discount che bevevamo sempre nell’altra casa, mi sono messo su un vecchio pezzo di mobb deep che mi pare che racconta di certi negri che vorrebbero stendere mobb deep ma se ci provano soltanto mobb deep li stendono prima loro. prima di tornare di là ho dovuto aspettare il pezzo quando prodigy dice this is the motherfuckin’ start of your ending. quando sono così ho bisogno di sentire il beat altrimenti non decollo, come quei poveracci che a forza di pervertirsi in tutti i modi se non gli frusti il culo non gli viene duro, allora pure io quando sono mezzo andato senza bassi e senza battito non mi funziona niente. dopo quando ritorniamo dal nostro giro whisky, una pisciazza pirlandese senza lode né infamia, siamo lì che parliamo della natura del cinema come succede tutte le volte che viene a casa mia questo ragazzo biondo che se ne sta seduto dall’altra parte del tavolo. le birre le avevo messe in fresco al mattino perché lo sapevo già che a gigi prima di atterrare il culo sul materasso gli piace sempre spararsi nel gargarozzo ancora qualche centilitro di quella broda germanica che funziona come una specie di benzina super per questo fiume di cagate che saltano fuori veloci dalle bocche, robe di un certo spessore che quei merdaioli da cinquemila al mese che te le dovrebbero insegnare all’università non le riuscirebbero a mettere insieme neanche nei loro sogni più inconfessabili. meglio non pensarci a queste robe, molto meglio infilarsi senza fare casino dentro a questo letto dove c’è già dentro la mia signora che dorme con la tele accesa, al mattino la sento nel buio che mi dice di aprire la finestra quando mi alzo che nella stanza c’è puzza di ubriacone.
di tutte le robe che potevano affogarmi nel cervello mi è rimasta a galla questa frase di lei che mi diceva che aveva voglia di ascoltare un po’ di reggae. mi infilo sotto la doccia e tempo di asciugarmi sono per strada alla ricerca di una doppia raccolta della trojan con dentro un sacco di classici dimenticati che avevo visto in giro l’altro giorno. il doppio l’hanno venduto a qualcun altro sabato scorso, recupero un’altra compilation selezionata dallo stesso tipo con dentro delle robe giamaicane che in qualche modo centrano col punk, non chiedermi cosa. si vede subito che è felice, come si vede subito quel filo sottile di delusione quando si rende conto che qui dentro è pieno di basi elettroniche e dub dall’inizio alla fine, un attimo troppo cupo per i suoi gusti secondo me. sicuro che riparo nel fine settimana con qualcosa di più classico, peter tosh o jimmy cliff magari.
alla fine della storia non mi posso lamentare, che con davanti una giornata comatosa come questa qua non puoi domandargli al signore niente di meglio di un’ora abbondante di bassi pulsanti e quest’andatura narcotica che ti massaggia i nervi, magari insieme a un paio di bicchieri di qualche pastiglia effervescente per lenire i sintomi parainfluenzali della risacca.

atroC.T.X.Z.B.tion

Trasferimento File
Imparate a trasferire un file (ad esempio .jpg) sul server da una form html e scrivete 2 lucidi che descrivano il procedimento. Il vincitore potrà poi fare 15 min. di lezione sull'argomento! IL vincitore guadagna anche 2 punti.


Realizzate una JSP di Wiki
La JSP deve avere due modalità di accesso:
wiki.jsp?print=1
In cui semplicemente visualizza l'html di cui è composta
wiki.jsp?modify=1
In cui visualizza in una casella di testo (form) l'html della jsp stessa e permette di modificarlo.
Il contenuto modificato può poi essere inviato sul sever tramite un opportuno pulsante
Il server sovrascirve la jsp con le nuove informazioni.
Il vincitore guadagna 3 punti!

SATIRA PREVENTIVA

C'è un ateo in toga al citofono

di Michele Serra
Solo la rivendicazione di una forte identità può salvare i cattolici dal relativismo. Ecco il decalogo per le altre comunità che non vogliono essere da meno
Secondo il pensiero del cardinale Giacomo Biffi e il magistero di papa Ratzinger, solo la rivendicazione di una forte identità può salvare i cattolici dal relativismo, ribadendo in ogni istante della propria vita privata e pubblica la propria fede e i propri convincimenti etici. Sull'esempio dei cattolici, e per non dare la cattiva impressione di essere meno determinati dell'esprimere la propria identità, ecco alcuni consigli per alcune delle altre comunità presenti nel nostro paese.

Atei Il buon ateo dovrà far notare ogni giorno ai vicini di casa che Dio non esiste, citofonandogli e imponendo che l'argomento venga messo all'ordine del giorno durante le riunioni di condominio. In ascensore, piuttosto che divagare con le consuete chiacchiere sulle condizioni meteorologiche, dovrà avvertire il vicino di pianerottolo che, dopo la morte, egli si dissolverà nel buio eterno, senza speranza. Per non correre i rischi del relativismo, qualora suonassero le campane della chiesa di quartiere, dovrà affacciarsi alla finestra intonando canti priapici o dionisiaci, ribadendo così la propria totale estraneità al culto cattolico. L'ateo davvero attento alla propria identità culturale non si limiterà a non battezzare i suoi figli, ma disturberà attivamente il battesimo dei figli altrui, distraendo il prete con argomenti divaganti. L'abbigliamento consono all'ateo è la toga indossata alla Seneca, facendo però attenzione, nelle ore di punta, a non impigliarsi nelle porte della metropolitana.

[...]

Comunisti Con barba e capelli lunghi (se si è calvi, con il pizzo alla Lenin), il vero comunista dovrà salutare con il pugno chiuso anche quando entra dal panettiere. In ogni momento della sua giornata dovrà onorare il marxismo scientifico fermando i passanti e facendogli domande a bruciapelo sulle differenze tra struttura e sovrastruttura, sgridandoli severamente qualora fossero impreparati. Anche se cammina da solo sul marciapiede, assumerà un atteggiamento da corteo, scandendo slogan e inalberando un cartello. Avrà 'l'Unità' e 'il manifesto' nelle tasche del giaccone, ripiegati in modo che le testate siano sempre visibili, e un saggio Einaudi o Laterza sempre aperto davanti a sé, anche guidando. Sul tetto della macchina il buon comunista avrà un megafono con il quale annunciare il luogo di concentramento di tutte le prossime manifestazioni, anche estere.

[...]

L'articolo completo è disponibile sul sito dell'Espresso.

Roma - "Ho scelto di distribuire la mia musica sotto licenza Creative Commons perché è un'opportunità per conoscere e per dire: io ci sono", questa è una delle tante risposte ottenute da Punto Informatico indagando tra le migliaia di musicisti indipendenti che hanno scelto siti che distribuiscono musica con modalità alternative, nuove piattaforme per farsi sentire, per conoscere altri artisti e per ottenere subito il feedback degli appassionati di musica.

Dalle prima indagine appare anche evidente che se qualcuno sceglie le licenze CC perché simbolo del copyleft e di un nuovo modo di fare cultura, altri la vedono esclusivamente come una opportunità: la CC ben si adatta a nuovi modelli di distribuzione. Non è un caso se pressoché tutti si dicano fin qui soddisfatti dei "jukebox" in CC, spesso vissuti come uno dei più importanti ma non l'unico mezzo di interazione con gli appassionati di musica in rete.

Di tutto questo Punto Informatico ha parlato con numerosi musicisti, qui si raccolgono le risposte che ci hanno fornito Danilo Taddei, iscritto alla SIAE da 10 anni e solo da poco nel mondo della distribuzione alternativa nel quale ha portato tutti i propri lavori, Antonio Sacco, DJ dal 1981 che gradualmente è passato alla produzione grazie alle nuove tecnologie, e Djblaster AKA Danilo Sanfilippo che si dedica quotidianamente alla musica, la sua principale forma d'espressione.

Punto Informatico: Distribuire sotto Creative Commons attraverso piattaforme alternative. Cosa ritieni di aver guadagnato da quest'esperienza?
Antonio Sacco: Ho pubblicato il mio materiale da poco, in quattro giorni in linea una quarantina di persone hanno cominciato a scaricarlo e a condividerlo, più un blog che mi ha recensito, quindi tutto per ora è positivo, è il mondo che ti segue e ti osserva. Sono rimasto molto stupito del successo che ho avuto. Per adesso lo faccio solo per capire qual è il feedback degli ascoltatori, non c'è ancora l'ambizione di fare business. Anche se già si sono fatti avanti un paio di grossi distributori per mettere in commercio le mie cose, e questo mi sorprende in maniera positiva, perché chi ascolta c'è! Invece con la precedente distribuzione trovavo solo una parte dell'attenzione da parte della gente, e per chi fa musica l'obiettivo numero 1 è farsi ascoltare.

Danilo Taddei: Di guadagnato niente, ma tanto nemmeno mi ci sono informato, tanto devo comunque fare un altro lavoro... Il nome è girato un po' poco, ma ho avuto contatti con persone che hanno fatto dei podcast (poi bisogna pure valutare la validità di quello che faccio) ma mi sembra ancora poca cosa... Però devo dire che l'idea è bellissima e funziona benissimo... Si vede che c'è un lavoro grosso dietro. Poi loro (le piattaforme distributive, ndr.) hanno operatori interni, ti mandano i consigli, ti chiedono di fare ascolti, c'è insomma tutto un movimento interno.

Danilo Sanfilippo: È andata molto bene! Basta chiedermi formalmente il permesso di utilizzo e il pezzo puo' girare senza dover pagare alcunché. In più il mio nome è girato molto soprattutto grazie a Jamendo e a tutti i podcaster che trasmettono canzoni esclusivamente CC (come nissardo e paolo bianchi). Ci ho guadagnato di sicuro la possibilità di girare in vari podcast formalmente senza alcuna burocrazia e mi sto facendo anche tanti amici competenti. Però ancora non ho avuto alcuna sovvenzione.

PI: Che piattaforme utilizzi per veicolare la tua musica?
Sacco: Per ora siti come Jamendo e sto per contattare anche Magnatune. Volevo lasciare anche a loro le mie cose. Poi la mia prossima idea è di prendere uno spazio su MySpace e vedere che succede, ma non ho troppa fretta anche perché Jamendo mi sta sorprendendo in maniera positiva.

Taddei: Prima mettevo gli mp3 sul sito e chi voleva se li scaricava, poi con Jamendo ho trovato un modo per inquadrare la cosa, ti prendi la licenza CC, ti danno il lettore da mettere sul blog e poi ti consentono di mettere file in formato Wav e non MP3, che ha una qualità migliore. E poi il player è comodissimo. Certo, vorrei affiancare anche una distribuzione più tradizionale ma le radio indipendenti accessibili come Radio Città Aperta sono pochissime, per cui adesso sto iniziando a pensare ad altri canali come MySpace e cose così, ma se dietro non hai spinte più forti è difficile.

Sanfilippo: Conto molto su siti come Jamendo oltre certamente al mio sito personale e a MySpace.

PI: Perché distribuire musica in Creative Commons?
Sacco: Perché adesso usare i canali istituzionali, come si fa di solito, non rende come usare internet. Basta che uno ti scriva una recensione positiva che dietro a lui ce ne sono altri 20 che seguono i suoi consigli: si attiva così un meccanismo piramidale a partire da uno solo. Quindi pure se poco remunerativo dal punto di vista artistico è comunque un mondo fantastico, si raggiungono obiettivi altrimenti irraggiungibili. Poi magari arriva pure il distributore. Prima invece ti dovevi far conoscere, dire cosa proponi...

Taddei: Perché far girare la voce, se ci si organizza il rumore diventa più forte e si spera sempre che i canali che veicolano il rumore lo veicolino davvero e non lo attutiscano. Alla fine è una scelta esistenziale di fruizione libera delle cose, anche perché spesso poi gli introiti di un'artista sono i concerti, gli spot e il CD diventa una cosa minoritaria.

Sanfilippo: Perché il diritto d'autore come è concepito è vecchio e mina la creatività degli artisti emergenti, oltre ovviamente a fermare la libertà di conoscenza ed espressione. La licenza che ho adottato per esempio prevede che venga riconosciuto il merito dell'artista, che non si usi l'opera per scopi commerciali e che si distribuiscano eventuali opere derivate con la stessa licenza. Ho scelto questa perché sposa perfettamente la mia filosofia sulla distribuzione musicale, la proprietà intellettuale vista in modo tradizionale è troppo costrittiva e restrittiva, troppe clausole e burocrazia, la musica va suonata e fatta girare senza intermediari se non l'artista stesso.

PI: La tua è stata una scelta ideologica o di opportunità?
Sacco: Entrambe, le metterei al 50%. È ideologica perché pur mettendo a disposizione i miei brani gratis ho comunque i miei diritti e se qualcuno tra quelli che ascolta trova un sample interessante e lo vuole usare me lo deve chiedere, né si possono fare download commerciali. Ed è opportunista perché voglio farmi conoscere da gente che non avrei mai raggiunto, anche in giro per il mondo. Certo se poi devo dire quanto è costato e quanto ricavo non ha senso dirlo, è il momento di pazientare e vedere se con il tempo questo fenomeno fa il suo corso e c'è qualcuno che prende ciò che metto in rete.

Taddei: Entrambe, perché io da sempre faccio il download gratuito dal mio sito e perché poi mi conviene mettere in linea una cosa finita e con una licenza. È una cosa che ti aiuta ad organizzare tutto il materiale.

Punto Informatico: Hai avuto altre esperienze di distribuzione musicale oltre a quella in CC?
Sacco: Sì, ho fatto i primi due album in maniera istituzionale passando per i negozi e tramite un piccolo centro di distribuzione del centro Italia. Ho messo in piedi un po' di copie, poi date in conto vendita a questa distribuzione ed è andato discretamente, niente di esaltante. Mentre l'esperienza che sto avendo è molto positiva perché il download gratuito è una possibilità in più di aumentare i contatti.

Taddei: Solitamente finito il CD comincio a mandarlo in giro sulle radio e sui canali che ho modo di contattare. Su siti come Jamendo in un giorno fai tutto, mandi, pubblichi, fai la licenza CC ed è tradotto in tante lingue e non ho mai avuto problemi di nessun tipo.

Sanfilippo: no, a parte aver distribuito senza alcuna licenza per i primissimi tempi, ho sempre usato la CC.

PI: L'obiettivo finale rimane comunque la distribuzione tradizionale?
Taddei: Certo uno vorrebbe come lavoro dedicare le giornate a quello che ti piace e non fare l'idraulico dalla mattina alle 7. Quando suoni è perché non potresti non suonare. È ovvio che l'obiettivo è viverci, ma un musicista che vuole fare roba originale può anche morire nell'attesa di emergere, io ho 36 anni e conosco anche altri musicisti ma alla fine nessuno va da nessuna parte: c'è chi apre la scuoletta, chi trova altri stratagemmi...
Non so dire se può reggere da solo o essere solo un trampolino. All'atto pratico non me n'è venuta una lira.

PI: Secondo te quello dei Creative Commons è un modello che potrebbe favorire anche i grandi musicisti?
Sacco: È un quesito al quale ha risposto bene il mentore dei Talking Heads, disse che effettivamente la musica deve essere gratuita e renderla gratuita non esclude la possibilità (un domani) di mantenere i diritti e il giusto guadagno per l'artista. A pagamento devono essere i modi di proporre musica dal vivo che è l'essenza dell'artista.

Taddei: A loro potrebbe sicuramente convenire, ma il problema ormai è che la veicolazione non ha più voce in capitolo nel budget, è tutto promozione: 30 secondi in prima serata constano mezzo miliardo. Poi è ovvio che un artista che invece ha già un nome con il peer-to-peer potrebbe anche ottenere un bacino di utenza infinito. Siamo in una fase di mezzo, non ancora del tutto in Internet, stiamo tutti con un piede dentro e uno fuori, non del tutto convinti.

Sanfilippo: Grande musicista significa spesso grande fatturato e a quei livelli è difficile privarsi di una tutela. Quindi per il momento credo non convenga, dobbiamo aspettare che i giovani di oggi che suonano free diventino grande musicisti, probabilmente a quel punto sarebbe fattibile.

da PUNTO INFORMATICO del 4/06/07

(foto: Mauro Nervi)
Genova (Italy)
Campopisano: scendi per i vicoli sentendo i rumori dei tuoi passi

Da un sondaggio di TV Sorrisi e Canzoni, viene fuori che, nel mese di ottobre, la donna più amata tra quelle dello spettacolo è Cristina Chiabotto. Non ho messo la foto di questa ragazza, peraltro bellissima, per il semplice motivo che mi interessava di più mostrare quella della più famosa (sempre secondo il solito sondaggio), Martina Stella.
Della prima, ex Miss Italia, c'è poco da dire, se non che ha una dizione fantascentifica e la simpatia da Iena, pari a quella della Palombelli dentro il Gabibbo. Si sforza, sicuramente si da da fare e si vede, purtroppo i risultati sono quelli che sono, anche se secondo la rivista, per noi italiani è una specie di idolo.
Tuttavia, mi voglio soffermare sulla giovane Martina Stella.
Non so se vi è capitato di buttare un occhio o un orecchio, alla fiction che sta andando in onda in questi giorni, "La Freccia Nera". A me è capitato, spippolando il telecomando, ed ho avuto la netta percezione di assistere a uno dei doppiaggi di film famosissimi, da parte di Riccardo Pangallo.
Non si po' sentì, cerca di parlare in italiano corretto, ma le viene la vocina e l'accento emerge sempre prepotentemente in ogni minima frase. Non per essere pignola, ma non è credibile, è bella come non so cosa, ma per favore, fatele tante foto, e ditele di non parlare. Mai e per nessun motivo, perlomeno davanti a una telecamera.
Eppure è la più popolare del mese di ottobre, tutti hanno parlato di lei, sta per andare in onda un'altra crudeltà nei confronti suoi e nostri (leggi: fiction), e ha in progetto di interpretare Patty Pravo per Canale 5.
Ho dedotto da tutto ciò, che il mio pensiero nonchè giudizio, è molto poco attendibile.
Io la spedirei a fare la commessa al Centro Commerciale di Campi Bisenzio, però la sua carriera è in ascesa e i contratti le piovono addosso come niente.
La vocina è irrilevante, l'accento anche, ma se abbiamo visto Dalida della Ferilli, parlare in romanesco, ci accontenteremo anche di vedere Patty Pravo della Stella, che parla in fiorentino.
Miracoli della fiction.



Mercoledì 7 febbraio alle ore 19-30

ci sarà l'inaugurazione della mostra dei quadri di

ALESSANDRA BERNARDIS.

Vi aspettiamo numerosi per fare un brindisi insieme e

inaugurare la nuova stagione di appuntamenti dei "POPOLI".